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Ieri alla trasmissione “Ballarò” Roberto Maroni, l’azzannatore di polpacci, l’ex ministro del governo che ha portato definitivamente alla rovina il nostro paese, ha dato il meglio di sé. Incalzato dalla ottima e precisa economista Irene Tinagli, messo di fronte alle proprie responsabilità il suonatore di jazz in camicia verde ha incominciato ad innervosirsi e ha sciorinato una serie di castronerie degne del peggiore Borghezio. E questo per giustificare l’attacco a Monti, quello che qualche anno fà lo stesso Maroni, come da lui stesso  confessato, aveva appoggiato perché  “varesino”. In attesa di nominare i reduci dalle patrie galere delle “bestie di Satana” propri autorevoli portavoce se non altro perché “varesini” il leader del movimento più discusso del momento, quello che proprio oggi  si è visto sospendere l’erogazione del finanziamento pubblico per “irregolarità” (quanto è sottile  la diplomazia dei revisori dei conti) del bilancio 2010, si è lanciato nel solito attacco al sud.

Dopo il consueto piagnisteo nel tipico stile “chiagni e fotti” dei legaioli: “Basta andare a vedere il rapporto delle spese al nord rispetto ad alcune regioni del sud” Maroni ha denunciato “gli interventi che questo governo ha fatto, da ultimo quello sull’ILVA, del decreto ILVA, che non è a favore dell’ILVA, ma che sono 360 milioni di euro messi li per altre questioni mentre degli stessi problemi delle aziende del nord il governo non se n’è proprio filato”.
Allora va ricordato al sig. Maroni che l’ILVA è un’azienda del gruppo Riva, quel simpatico vecchietto che si gode la sua prigionia dorata nella sua bella villa di Varese (guarda un po’) e che quei 360 milioni di euro dovrebbero essere una piccola mancetta per correggere solo parzialmente  i danni che il suo amico varesino ha fatto nei confronti di una popolazione che non essendo “varesina” non merita il rispetto del saxofonista fallito.
Ci dovrebbe spiegare il sig. Maroni perché quei soldi dovrebbero essere elargiti dallo stato all’ILVA e al suo amico varesino accusato dalla magistratura pugliese di “disastro ambientale” e che ancora oggi si trova agli arresti domiciliari.
Probabilmente dopo avere frequentato per anni, fra i banchi del suo governo puttanieri, super imputati, super impuniti, il sig. Maroni  pensa che gli amici e gli amici degli amici debbano sempre avere un trattamento di favore, qualsiasi cosa facciano.
 Vorremmo ricordare al sig. Maroni che per gli stessi problemi del nord questo governo si è comportato in maniera molto ma molto più generosa. Ma a forza di soffiare con forza nel sax il povero Maroni è diventato inconsapevolmente smemorato.
E allora è doveroso ricordare al capo della lega che solo per la bonifica di Porto Marghera questo governo ed il ministro Clini hanno erogato 3 miliardi di fondi pubblici, quasi dieci volte la mancetta data alla popolazione della città tarantina.
Chiaramente a ringraziare per la particolare attenzione il saxofonista fallito sono i bambini dei reparti di oncologia di Taranto, sempre ammesso che non risultando “varesini” possano destare la pietà dell’azzannatore di polpacci in camicia verde.
 Sig. Maroni potremmo tranquillamente  fare nostro il suo modo di ragionare e non avremmo difficoltà ad affermare che la riteniamo una persona insensibile e razzista per il solo fatto che lei sia “leghista”, ma le assicuriamo che il nostro giudizio nei suoi confronti è scevro da pregiudizi precostituiti. 
Noi la giudichiamo per quello che dice e per quello che fa e di questo, ne può essere certo, non può andarne fiero.